Angelina Romano fucilata a 9 anni dai soldati del Re d'Italia. Una storia dimenticata della Malaunità

Riferimento: 9788882382940

Editore: Città del Sole Edizioni
Collana: La vita narrata
In commercio dal: 11 Marzo 2022
Pagine: 56 p., Libro in brossura
EAN: 9788882382940
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Descrizione

Angelina Romano è una ragazza nata e cresciuta a Castellammare del Golfo, provincia di Trapani, dove muore, all'età di otto anni e vari mesi, il giorno 3 gennaio 1862, uccisa dal regio esercito italiano. Secondo una versione, cui mi limito ad accennare, il gruppo di persone sorpreso alla Falconera era costituito da vecchi, bambini e disabili che si erano posti sotto la protezione di don Palermo, convinti che questo li avrebbe protetti. Il gruppo dei sette sarebbe stato costituito dal prete, da una bambina, da una donna cieca, da una donna diversamente abile, da uno zoppo e da due settantenni. In questo caso il misfatto è il più orrendo che ci possa essere stato: si tratta di coloro che non potevano fuggire e che sono stati uccisi, non perché fucilati in piazza, ma perché si è sparato nel mucchio appena li si è sorpresi, senza nemmeno dare loro il tempo di spiegare perché si trovassero lì e chi fossero. La mia conclusione: i militari, come ho ampiamente mostrato in un volume appena pubblicato (In punta di baionetta. 1860-1870: le vittime militari della Guerra Meridionale nascoste nell'Archivio di Stato di Torino), hanno ammesso di avere distrutto almeno un sesto dei documenti sul brigantaggio. È mia opinione che questo sesto sia costituito dai documenti più infamanti e vergognosi dei dispacci militari relativi al brigantaggio. Se questo è vero, come io credo che sia, quanto è avvenuto a gennaio 1862 a Castellammare del Golfo deve essere stato talmente vergognoso da dover distruggere tutti i documenti prodotti a riguardo. E non si tratta solo della morte di Angelina Romano. L'uccisione di questa bambina deve essere considerata solo la punta di un iceberg che, al di sotto del pelo dell'acqua, nasconde altre cose veramente immonde compiute dai militari italiani. Giuseppe Gangemi