Federico II re di Gerusalemme e principe a «Berola» Di Andria: il Regno dei Templari e il Principato Neapula da «Baruletto» di T

Riferimento: 9788872974209

Editore: ABE
Autore: Bascetta Arturo
Collana: Cronache Regno di Napoli fra 1400 e 1500
In commercio dal: 28 Luglio 2024
Pagine: 158 p., Libro in brossura
EAN: 9788872974209
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Descrizione

Federico II spese una intera vita per la conquista di decine di regni. E quando si rese conto di essere ormai vecchio non ebbe riconosciuto neppure un trono. Ecco perché decise di rifondarne uno nel luogo primaziale dei pagani, quello appartenuto ai popoli italici dell'Atense. Il pontefice gli strappò dal capo la prima corona del Regno di Sicilia, ma bastò l'ultima, la più antica per antonomasia, a vederlo riconosciuto imperatore d'Oriente e d'Occidente. Spostò così la sua reggia da Civitate Fiorentino at Yriano, sita fra Lucera e Torremajor, e fece nascere Nova Civitatense fra i ruderi dell'antico consolato romano di Teate apula, aggregando Montesacro (Pulsano) di Barola a Lamis, nel futuro territorio di Manfredonia. Fu così che tutti i laici si ritrovarono nelle terre che furono dei Longobardi Beneventani di Arechi II e degli antichi Salernitani Amalfitani, fra Trani e Canosa, per fondare Casteldelmonte. Ma per giustificare il possesso degli ex territori templari, fu necessario assorbire il trono gerosolomitano appartenuto ai Brienne. Da qui lo sposalizio del 1222 con la bella erede, alla quale scippò la corona di Gerusalemme al suocero. Fu allora che il papa gli riconobbe il luogo interno di dentro Yria, cioè ind'A'Uria, volgarizzatasi in Andria, a danno di Beneventum Terra di Lavoro, rasa al suolo. In verità all'inizio furono buttate giù solo le mura di Beneventana Civitate sul Sabato, quella vicina a Civitate Abellino in Atripalda, per poi procedere a fare tabula rasa nel 1250, quando, per inganno, e con la forza, fece disfare da quelli di Andria ogni muraglia che la circondava. Federico II, però, colpito dalle scomuniche e dall'ordine di deposizione dei territori vescovili, rinchiuse la moribonda consorte papalina e il piccolo Corradino, erede della Chiesa, in quel di Andria, e si risposò con Isabella, sorella di Re Enrico III d'Inghilterra. Questa bellissima fanciulla era una donna pratica e dalle mille risorse, ma dovette fare i conti con l'ex suocero che rivolle la corona gerosolomitana, facendone ricadere l'eredità solo su Corradino, nipote comune, ormai orfano di madre ma già indicato alla successione di Sicilia. Lo Svevo stravolge così continuamente i piani di questo e quel sovrano, ma alla fine ha il solo titolo che desiderava, quello laico di Re in Lamis, avendo scippato tutti i territori pugliesi ai templari, e dichiarato la vicaria armena di S. Matteo in demanio perenne, gettando le fondamenta di Nova, in territorio della futura Manfredonia. L'imperatore non aveva mai creduto nel precedente matrimonio con Isabella dei Brienne, essendo interessato all'annullamento della corona di Gerusalemme, fin dallo sbarco a Brindisi, nel giorno stesso sposalizio, dove profanò il talamo con la cugina della sposa, rimasta poi segregata fin da subito in quel di Andria. Il sequestro dei feudi ai templari di Baruletto in Trani rappresenta una svolta storica nei rapporti fra papa e imperatore e il ritorno effettivo a un solo regno heapolitano, cioè degli Ecani d'Apulia. Anzi, proprio quando tutto e tutti furono con Andria, abbandonò la reggia della domus di rito cattolico, per riconoscere solo quella laica, ecana e apostolica, ma imperiale, che andò rifondando a Siponto, mentre il papa riconosceva solo Corradino, a erede dei due regni apostolici. Da qui il ritiro nell'ex Baruletto di Vetere (Trani), dove nacque Castel del Monte, a seguito della scomunica del papa. Gli fu fatale ma necessaria l'alleanza con i Saraceni, l'apertura alle donne e agli uomini liberi, l'idea moderna di un «regno arcobaleno», un trono che si pose in antitesi a quelli dittatoriali di Sicilia e Gerusalemme.