Breve storia delle macchie sui muri. Veggenza e anti-veggenza in Jean Dubuffet e altro Novecento

Riferimento: 9788860102416

Editore: Johan & Levi
Autore: Tura Adolfo
Collana: Saggistica d'arte
In commercio dal: 14 Maggio 2020
Pagine: 116 p., Libro in brossura
EAN: 9788860102416
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Descrizione

Un giorno fra i tre e i due milioni e mezzo di anni fa, un australopiteco si aggirava nella valle di Makapan, in Sudafrica, quando qualcosa all'improvviso attir� la sua attenzione. Era un ciottolo di diaspro, il cui aspetto, modellato dal lavorio degli agenti naturali, lo rendeva simile a un cranio umano. Tre cavit� su una superficie rotonda ed ecco apparire un volto: in un mondo che fino a quel momento si era limitato alla pura esistenza, nasceva per la prima volta un'immagine. L'attitudine a scorgere figure nei sassi o nelle nuvole presuppone una facolt� innata nell'uomo, quella di fraintendere la realt� con saggezza, attribuendole un senso. Dal Paleolitico in poi questo delirio d'interpretazione, per dirla con Dal�, non ha cessato di avere ripercussioni sulla produzione artistica, facendo di chi lo pratica un veggente. Ma se � vero che negli sputi sulle pareti di un ospedale Piero di Cosimo riusciva a scorgere addirittura delle scene di battaglia, nel Novecento si manifesta anche un movimento opposto: lasciando che sia la figura a degenerare in macchia, si aprono le porte dell'anti-veggenza. L'ossessione di Max Ernst per le screpolature del legno, materia informe e viva per i suoi celebri frottages, e la predilezione di Pierre Bonnard per le scene domestiche in cui i contorni abituali si dissolvono nell'illeggibilit� si rivelano cos� facce della stessa medaglia. Due tendenze che trovano un anello di congiunzione nell'opera di Jean Dubuffet, che con le sue impronte, frutto della casuale impressione di briciole, sale e polvere su una lastra, e le sue testure - in cui anche una barba finisce per essere un'esperienza di visione incongruente -, ha dato corpo alla disposizione dell'arte contemporanea a scompaginare lo sguardo sul reale. E proprio facendo di Dubuffet il suo filo rosso, Adolfo Tura, in maniera acuta e imprevedibile, insegue i mille rivoli - arte, filosofia e letteratura tra gli altri - in cui veggenza e anti-veggenza affiorano come strumenti all'apparenza antitetici ma in grado di sussurrare risposte alla stessa inquietudine novecentesca.