Negli anni della mia giovinezza esistevano ancora le parolacce. Oggi, basta accedere a qualsiasi trasmissione radiofonica e televisiva, le parolacce non esistono più come tali, ma sono diventate linguaggio comune, più se ne dicono, possibilmente urlando, e più si ha successo, più si esplicitano situazioni scabrose e più like compaiono sui profili social. Non emetto giudizi ma mi resta il dubbio che fosse meglio prima quando il pudore aveva un significato, quando la parola culo era una parolaccia. I racconti della vita giovanile sono frutto di ricordi che man a mano mi tornavano alla mente, più scrivevo e più si accavallavano, più scrivevo e più si arricchivano di particolari che, alla fine, diventavano fantasie che a loro volta diventavano realtà a furia di elaborarli. In effetti i racconti si ispirano ad avvenimenti accaduti diventati lo spunto per costruirci sopra i miei castelli in aria. Lo scrivere, iniziato come passatempo di un pensionato irrequieto, è diventato una fissazione, un motivo per tenere la mente sveglia e applicata. In sostanza mi sono divertito.