Soffici e Carena. Etica e natura. Catalogo della mostra (Poggio a Caiano, 26 ottobre 2019-11 gennaio 2020). Ediz. illustrata

Riferimento: 9788879709606

Editore: EDIFIR
Autore: Cavallo L. (cur.)
Collana: Studi e percorsi storico-artistici
In commercio dal: 15 Novembre 2019
Pagine: 126 p., Libro in brossura
EAN: 9788879709606
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Descrizione

Il Museo Soffici e del '900 italiano a dieci anni dalla fondazione, sulla linea di precedenti mostre che hanno approfondito i rapporti di Ardengo Soffici (Rignano sull'Arno 1879 - Vittoria Apuana 1964) con colleghi illustri come Mario Sironi (2015) e Ottone Rosai (2017), si occupa delle vicende storico-artistiche che legavano il nostro autore con un altro protagonista della pittura, suo coetaneo, che ebbe fama internazionale, Felice Carena (Cumiana 1879 - Venezia 1966). Questi resse per vent'anni, 1924-1944, la Cattedra di Pittura dell'Accademia di Belle Arti di Firenze e ne divenne anche Presidente, facendo raggiungere a quella istituzione i vertici del successo. Il parallelo Soffici/Carena, mai tentato prima con completezza - e qui sono esposte trentasei opere ciascuno, con diversi inediti - riguarda le profonde sintonie di vedute sul piano etico, professionale, morale e ideale. Ciascuno con le proprie convinzioni e adesioni per quanto concerneva l'estetica, ma con riferimenti sui quali convergeva la loro stima: Cézanne, Spadini, Medardo Rosso, e le amicizie comuni, fra queste Carlo Carrà, Filippo de Pisis, gli scultori Romano Romanelli e Giuseppe Graziosi. Il percorso di vita pubblica li vide presenti in significative occasioni espositive: alla Biennale di Venezia del 1926, alla Quadriennale di Roma del 1931, con sale personali che permisero riscontri ravvicinati a critici di primo piano quali Lionello Venturi, Emilio Cecchi, Cipriano Efisio Oppo, Corrado Pavolini, Aniceto Del Massa. Altre tappe significative sono riguardate in modo analitico, le mostre in Francia e negli Stati Uniti che dettero aperture sovranazionali ai due pittori. La loro presenza culturale nel nostro Paese si affermò ulteriormente con l'elezione all'Accademia d'Italia (Carena nel 1933, Soffici nel 1939), il massimo riconoscimento che poteva essere conferito in quel tempo. Tali circostanze vengono messe a fuoco sulle pubblicazioni dell'epoca, con criteri oggettivi, in modo che i documenti più che i commenti possano ricostruire fatti per più versi poco noti. Soffici non modificò certo la propria vita per la prestigiosa carica: proseguì come sempre a dipingere e a scrivere secondo i suoi ritmi e il suo costume appartato nella casa di Poggio a Caiano. Carena manteneva comunque il maggior impegno nel mestiere che amava, la pittura, spesso insofferente degli adempimenti che i suoi onerosi incarichi gli imponevano. Il secondo conflitto venne a demolire molte certezze comuni; il sovvertimento così repentino del pensiero, della politica e dei valori sociali li trovò impreparati, prima ancora che esposti a gravi conseguenze personali. Soffici portato in campo di concentramento, 1944-1945; Carena riparato a Venezia. Nonostante le avversità e la distanza non si incrinò mai la loro amicizia e la stima. Anzi l'intesa umana divenne ancor più salda, gli scambi improntati a solidarietà e a calore fraterno. Nel lungo dopoguerra mantennero una esemplare coerenza di scelte: Carena portando avanti le sue ricerche sulla materia e sulla luce orientate a sostanziale unità tra forma e spiritualità cristiana. Soffici aprendosi sempre più alle semplici meraviglie della natura, all'identificazione del paesaggio con il proprio intimo lirico. Da questo impasto traeva originali trasparenze: il campo visivo, gli scorci scelti - Poggio a Caiano o la Versilia - facevano intendere quali ricchezze di armonia siano sempre da scoprire quando il territorio fisico incontra il territorio spirituale.