Dalla tanto desiderata radio, negli anni Quaranta, molte famiglie italiane possono ascoltare canzoni e canzonette, ma soprattutto le parole del Duce. Anche il discorso di Piazza Venezia irrompe in tante case, e niente sarà più come prima. Come nel resto del Paese, anche a Palermo, la popolazione vive nel terrore. Il 9 maggio 1943, l'antica e affascinante città dei normanni e degli arabi viene bombardata. Dopo questo tragico evento, le vite del protagonista (voce narrante) e della sua famiglia cambiano: viene deciso il trasferimento temporaneo in Toscana, nei pressi di Pistoia, ospiti di parenti. L'autore rappresenta e descrive lo sfollamento, compiuto da tanti italiani in quel terribile periodo, come un'oasi di pace illusoria, una parentesi dove cercare un nuovo senso di sé, di fronte alla follia della guerra. L'autore presenta anche la fase del dopoguerra, con la descrizione di un Paese immerso nella corsa alla rinascita economica: un teatro tutto nuovo, dove convivono persone con diversi concetti di etica e dove è duro mantenere il proprio baricentro. L'importante è essere sempre consapevoli di sé, della propria dignità umana, della propria preparazione e competenza professionale: questi valori sono espressi costantemente in tutto lo sviluppo delle vicende di vita del protagonista, come preziosi insegnamenti assorbiti dal contesto familiare e interiorizzati, fatti propri con grande convinzione e mai dimenticati, neppure nei momenti di umano sconforto, di temporanea amarezza, di delusione. Il tutto è retto da uno stile narrativo coinvolgente, con una quasi assenza di discorsi diretti, perché il dialogo fondamentale è essenzialmente con sé stesso, in un ripercorrere giorni e anni lontani nel tempo, ma sempre presenti nella memoria e nelle emozioni.