Chiaro e lo scuro. Gli africani nell'Europa del Rinascimento tra realtà e rappresentazione (Il)

Riferimento: 9788882342470

Editore: Argo
Autore: Salvatore G. (cur.)
Collana: Sabir
In commercio dal: 02 Dicembre 2021
Pagine: 496 p., Libro in brossura
EAN: 9788882342470
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Descrizione

Il Rinascimento europeo non è solo l'epoca dello sviluppo dell'umanesimo, del rinnovamento culturale e scientifico, dell'euforia dello spettacolo e delle feste: è anche il momento in cui si instaura una nuova economia della schiavitù, basata sull'inumana deportazione di uomini e donne dal continente africano. E tuttavia anche il rapporto con gli africani deportati verrà gestito con spirito rinascimentale: incuriosito dell'alterità, e capace di instaurare con essa importanti relazioni dialettiche, confrontandosi con la diversità nella vita quotidiana e nelle arti, e consentendo agli individui scuri di lasciare ampie tracce della loro presenza. Tracce che hanno finito per influenzare i sistemi della comunicazione e della rappresentazione in tutta l'Europa occidentale, sia nel contesto aristocratico che nella nascente borghesia e nelle tradizioni popolari urbane. In questo libro, alcuni degli storici - dell'arte, delle lingue, delle culture - più importanti al mondo, tra quanti si sono occupati degli effetti culturali della prima diaspora africana nell'Occidente moderno, recuperano le tracce lasciate dagli africani rinascimentali nella realtà e nella rappresentazione. La costruzione di linguaggi di contatto, i ritratti doppi che accostano il chiaro e lo scuro, le forme teatrali e musicali che mettono in scena le relazioni degli africani neri con i bianchi europei, e degli africani nei loro rapporti interetnici, disegnano una nuova visione della prima fase dello schiavismo africano, ancora lontana dalle atrocità colonialiste del Nuovo Mondo, e capace di guardare all'alterità e alla diversità culturale con esiti fecondi anche per la civiltà europea. Oltre al mondo iberico e alle corti nordiche, ne emerge con singolare rilievo l'ltalia meridionale - spesso trascurata dalla ricerca internazionale sulla diaspora africana rinascimentale - e in particolare Napoli, autentico laboratorio musicale e coreutico di rappresentazioni, e feconde contaminazioni, dell'eredità umana e culturale degli africani costretti alla servitù europea, ma vivacissimi nella loro espressività caratteriale e corporea. Nelle canzoni moresche, mescolando la lingua locale a una lingua africana autentica - il kanuri -, quegli individui più colorati di noi risplendono in manifestazioni di fierezza, di solidarietà etnica, e di una umanità che annulla ogni differenza sostanziale tra i sentimenti e le passioni dei chiari e degli scuri.