1810-2010: duecento anni di liberalismo. La questione liberale e la «Civiltà cattolica» liberalismo cattolico e cattolicesimo li

Riferimento: 9788862612142

Editore: Mattioli 1885
Autore: Camurani Ercole
Collana: Strumenti per il lavoro storico
In commercio dal: 27 Maggio 2011
Pagine: 335 p., Libro in brossura
EAN: 9788862612142
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Descrizione

Quando l'aggettivo liberale diventò predicato politico? Il 10 novembre 1810 alle Cortes di Cadice sull'Isola di Leon, in occasione del dibattito sulla libertà di stampa, Don Eugenio Tapia scrisse un sonetto in cui le rime liberal e ser-vil si alternavano per tassare di grettezza e servilità le opinioni di coloro che peroravano in favore dei vecchi sconci ed altrettanto si fece nella discussione seguente sulla libertà dei commerci dei grani con le Americhe. Come dalle controversie sull'amministrativo - scrisse Luigi Carlo Farini - le Cortes passarono a discutere sulle pubbliche libertà, furono visti prendere il partito contrario ai larghi ordini gli stessi uomini che avevano difeso gli sconci economici. Per tal modo l'aggettivo di liberale, usato prima nel suo significato di generosità, diventò predicato politico opposto a quello di servile, dato ai propugnatori delle opinioni retrive; e per tal modo, ad esempio della Spagna, incominciarono a domandarsi liberali in Francia ed in Italia i fautori degli ordinamenti liberi. In pochi anni il termine dilagò in tutto il mondo, dovendo la fortuna dell'uso politico del predicato liberale in gran parte ai suoi oppositori. La pubblicistica cattolico-clericale, soprattutto gesuitica, utilizza largamente da subito il dispergiativo liberalesco, alternandolo con il recupero dello storico libertino, e più tardi, da parte della sinistra radicale e socialista.