Non è perduto il segno. Scritti letterari

Riferimento: 9788838248603

Editore: Studium
Autore: Filippone Thaulero Vincenzo
Collana: La cultura
In commercio dal: 08 Febbraio 2023
Pagine: 544 p., Libro in brossura
EAN: 9788838248603
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Descrizione

Con il quarto volume dell'Opera omnia di Vincenzo Filippone-Thaulero, Non è perduto il segno. Scritti letterari, inizia un nuovo capitolo: la pubblicazione delle carte inedite conservate nell'archivio di famiglia. Ci sono voluti anni di studio e di lettura per venire a capo di un patrimonio cartaceo tra i più aggrovigliati. Abbiamo già commentato a sufficienza questa faticosa opera di ricomposizione dei documenti personali del nostro Autore. La sua morte prematura ha lasciato queste carte in uno stato di precaria conservazione, bisognose com'erano di essere riordinate con attenzione, non immaginabile in partenza, tanto da costringere i familiari, in primis la moglie Carla Sabine Kowohl, a lasciare le cose così com'erano subito dopo la scomparsa dello studioso, per riprenderne possesso anni dopo, con la calma di chi ha atteso pazientemente che si placasse la tempesta dell'animo. Nel frattempo qualcuno leggeva queste carte. Ne assaporava la novità e l'ebbrezza di un nuovo cominciamento. Filippone-Thaulero era un giovane intellettuale, un professore universitario conosciuto soprattutto per i suoi studi sociologici, filosofici e religiosi. Gli scritti letterari, le sue prove giovanili per così dire, sono state tenute sempre nel segreto, occultate per lungo tempo. Quello che è stato pubblicato appartiene all'altra vita, ad un'altra sequenza temporale, post mortem. Carla Sabine Kowohl è stata testimone del desiderio di Filippone, quand'era in vita, di veder pubblicati i suoi sonetti, i soli ad avere una stesura definitiva. Vi aveva messo tutta la perizia del caso, e si era sforzato di perfezionarli nello stile e nella forma espositiva. Ma non aveva detto nulla sulle carte giovanili, che sono numerose per varietà di generi e modelli. Presentazione di Vincenzo Di Marco. Introduzione di Gennaro Savarese. Prefazione di Carla Sabine Kowohl.