Antonio Cassano è un peccatore. A meno di trent'anni ha già commesso tutti i peccati capitali: ira, lussuria, gola, accidia, invidia, avarizia, superbia. A volte se ne rende conto, altre no. A volte chiede scusa, altre no. Sempre, comunque, Cassano si fa perdonare su un campo da calcio, dove ci sono pochi giocatori di talento come lui. Perché, oltre a essere peccatore, o forse proprio per quello, Cassano è un genio. Per qualcuno ribelle, certo. E un campione fuori dal comune, un atleta unico, uno showman dello sport in grado di entusiasmare le folle con un solo tocco. Tutti conoscono le sue capacità, eppure spesso Cassano è considerato inadeguato. Emblematico il suo rapporto con gli allenatori e con la Nazionale. Cassano sarebbe l'unico in grado di cambiare il volto della squadra azzurra, ma non andrà ai Mondiali in Sudafrica. Le sue capacità contano meno del suo carattere considerato troppo incontrollabile. Ma è vero? Cassano è un peccatore, certo. Ma questo libro dimostra anche che ogni volta che ha commesso un peccato, poi s'è redento e pentito. Allora resta la domanda: è Cassano che non è all'altezza dell'Italia o è l'Italia bigotta e poco incline ad accettare i ribelli, che non sa gestire un talento geniale come Cassano?